Si spera che non succeda mai, ma un’impresa per quanto solida e ben gestita può andare incontro a una situazione di crisi.
Quando un’impresa è in “crisi” significa che si avvia verso l’“insolvenza”, ovvero l’incapacità di pagare i propri debiti verso i dipendenti, i fornitori, ecc. Questa situazione è regolata dalla legge attraverso il Codice della Crisi e dell’Insolvenza.
Qualche anno fa l’Europa ha pubblicato una direttiva che chiedeva ai vari Stati – compresa l’Italia – di aggiornare il Codice con l’obiettivo di andare incontro alle imprese ed evitarne il fallimento.
Il 15 luglio 2022 è entrata in vigore in Italia la versione aggiornata.
👉Vediamo insieme come funziona e quali sono le novità per le imprese.
Come funziona il nuovo Codice della Crisi d’impresa
Sono tante le novità e i cambiamenti che vanno a vantaggio delle imprese e permettono loro di prevenire le situazioni che possono sfociare nell’insolvenza. In poche parole, questo nuovo regolamento offre una serie di strumenti che stimolano le parti a trovare un accordo, inoltre favorisce la creazione di un sistema di prevenzione interno ad ogni azienda.
Cambiamenti principali
La logica del nuovo regolamento è chiara: individuare le situazioni di pericolo con un anticipo tale da consentire alle imprese di correre ai ripari prima che il fallimento diventi inevitabile. O, nel caso in cui le criticità siano irreversibili, rendere più veloce la liquidazione e la soddisfazione dei creditori.
Il fallimento diventa “liquidazione giudiziale”
Tra i cambiamenti principali, ce n’è uno molto importante per le imprese: nel documento sparisce il concetto di “fallimento”, considerato oggi negativo, sostituito da quello di “liquidazione giudiziale”. In pratica il patrimonio dell'imprenditore/imprenditrice dovrà essere liquidato e il ricavato ripartito tra i creditori.
La segnalazione parte dall’impresa
Da oggi sarà l’azienda stessa a fare la segnalazione della crisi in azienda. Sarà, quindi, compito dell’imprenditore e dei suoi amministratori monitorare la situazione e segnalare situazioni a rischio, con l’obiettivo di ricomporle in modo tempestivo.
L’obiettivo di garantire continuità aziendale
Con il nuovo Codice, cambia l’obiettivo della fase di gestione dell’impresa. Infatti, nei casi di potenziale insolvenza, l’obiettivo non sarà più solo soddisfare i creditori, ma anche gestire la situazione critica per garantire la continuità aziendale. Come? Attraverso due strumenti che si chiamano “composizione negoziata” e “piano di ristrutturazione omologato”.
- La composizione negoziata stabilisce che devono essere gli organi di amministrazione e controllo della società a segnalare una potenziale situazione di crisi d’impresa. Il regolamento prevede che sarà loro affiancato un esperto negoziatore. Questa figura si occupa di effettuare un controllo e di fornire un orientamento per la soluzione della crisi, che poi può assumere forme diverse, a seconda della tipologia di azienda e della gravità del problema.
- La seconda novità è il piano di ristrutturazione omologato. In sostanza quello che cambia è l’ordine con cui vengono rimborsati i creditori. Se fino ad oggi si dava priorità ad alcuni e non ad altri (spesso con la conseguenza che non si riusciva a rimborsare tutti per mancanza di liquidità), con questa regola si sceglie di rimborsare tutti i creditori in proporzioni diverse (ad esempio, dando maggior rilevanza ai dipendenti), ma anche del loro valore per il business. L’obiettivo è quello della continuità aziendale.
Facciamo un esempio: se si pagano i dipendenti al 100% subito, ma non resta liquidità per un fornitore che consente la continuità aziendale, non si fa il bene dell’azienda, perché questa presto potrebbe trovarsi senza forniture e dunque senza lavoro anche per i dipendenti.
Quando bisogna fare una segnalazione
Abbiamo visto che con il nuovo Codice della crisi è l’azienda stessa che segnala una potenziale situazione problematica.
Ma quali sono i parametri per capirlo?
Il nuovo documento approvato il 15 luglio definisce anche questi. In particolare, i 3 indicatori principali sono: 1) il ritardo nel versamento dei contributi, 2) i debiti verso i dipendenti, 3) i debiti verso i fornitori e con le banche.
- Contributi. Le soglie di segnalazione sono molte basse: per imprese con lavoratori, la soglia è il 30% dei contributi dovuti a Inps e Inail l’anno precedente (con ritardi di 90 giorni), con un minimo di 15mila euro. Per le imprese senza dipendenti, la soglia è invece di 5mila euro. Per quanto riguarda le somme dovute all’Agenzia delle Entrate, per debiti IVA la soglia è quella dei 5mila euro. Per le altre tasse, i tetti variano in base alle dimensioni e tipologia dell’impresa: dai 100mila per le imprese individuali, ai 200mila per le società di persone, al mezzo milione per le altre società.
- Dipendenti. È un campanello d’allarme anche l’esistenza di debiti retributivi scaduti da almeno 30 giorni e pari a oltre la metà dell’ammontare complessivo mensile delle retribuzioni.
- Fornitori. È da considerare motivo d’allarme anche l’esistenza di debiti verso fornitori scaduti da almeno 90 giorni, di ammontare superiore a quello dei debiti non scaduti.
- Banche. L’esistenza di esposizioni nei confronti delle banche e degli altri intermediari finanziari che siano scadute da più di 60 giorni o che abbiano superato da almeno 60 giorni il limite degli affidamenti ottenuti in qualunque forma purché rappresentino complessivamente almeno il 5% del totale delle esposizioni.
Tutti questi indicatori possono essere tenuti sotto controllo costantemente, per riuscire a correggere una situazione potenzialmente d’allarme e quindi non essere obbligati a fare una segnalazione ufficiale. Oggi, infatti, le imprese hanno a disposizione molti strumenti semplici, digitali e veloci che consentono, ad esempio, di individuare fatture scadute e non pagate, inviare solleciti, effettuare pianificazioni della liquidità.
Lo stesso Codice della Crisi raccomanda alle aziende di dotarsi di un sistema di controllo per monitorare i flussi di cassa previsti e la sostenibilità dei debiti.
In un momento storico di grande incertezza per tutte le imprese, poter monitorare sempre la “salute” della propria azienda e poter agire di conseguenza in modo da tenere sotto controllo la propria liquidità, cogliere opportunità di crescita o, addirittura, prevenire una potenziale crisi è importantissimo e può anche diventare un vantaggio competitivo che aiuterà la tua azienda a crescere.
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