Visibilità online per i piccoli negozi di quartiere
Messo a dura prova dalla crisi, il commercio al dettaglio scopre che la visibilità online può essere una risorsa preziosa: nasce il "commercio di prossimità". Non hanno un sito internet, hanno difficoltà con i pagamenti digitali e spesso (o almeno finora) vedono nella tecnologia una minaccia, lontana dal loro modo di vendere "tradizionale" e di instaurare un rapporto di persona col cliente.
Chi sono?
Siamo aperti e consegniamo a domicilio
Le piccole attività del commercio al dettaglio, le botteghe, le erboristerie, i negozi di prodotti tipici regionali, le salumerie, i fruttivendoli, gli ambulanti dei mercati, piccole o piccolissime attività commerciali che costituiscono il 95% del commercio al dettaglio italiano e possiedono una scarsa dimestichezza con la tecnologia e poco interesse nell'imparare ad usarla.
O almeno fino a questo momento.
Il recente DCPM dell 11 marzo e poi del 22 marzo, ha annunciato la chiusura di tutte le attività commerciali non essenziali, ma ha ribadito il permesso ad effettuare consegne a domicilio. Ecco allora che i commercianti hanno iniziato a percepire l'importanza di attivarsi online per essere visibili e far sapere ai clienti che nonostante la serranda chiusa, le consegne erano disponibili.
Restava solo un problema: "Come avere visibilità online?".
Daje! - Un'opportunità per l'e-commerce di prossimità
Mentre i negozianti iniziano ad attrezzarsi per essere visibili online, con la quarantena anche molti consumatori cominciano a chiedere su Facebook e Whatsapp consigli sui negozi disponibili a fare consegne a domicilio.
Nel giro di poco tempo, anche nei gruppi social di Monteverde, quartiere di Roma di cui è originario Nicola Mattina, ideatore di Daje, i negozianti più attivi si organizzano per prendere ordini e preparare le consegne, alcuni addirittura con dei post sponsorizzati.
"E' così che una parte del commercio di prossimità si è spostato online" spiega Nicola Mattina, imprenditore e docente universitario di Innovazione e Product Management all'Università di Roma Tre. "I supermercati - nonostante i siti di e-commerce - hanno dimostrato di essere del tutto impreparati alla sfida. Allo stesso tempo, i piccoli esercizi che hanno deciso di reagire si sono mossi più velocemente perché per loro le consegne a domicilio possono rappresentare la sopravvivenza".
Dopo aver osservato quanto stava accadendo, Nicola, insieme ad un gruppo di giovani collaboratori, decide di fare un test. Al momento di scegliere il nome per la neonata piattaforma, il gruppo romano pensa a qualcosa legato al concetto di resilienza, ottimismo e incoraggiamento. In una parola: Daje!

La piattaforma raccoglie una lista di negozi del quartiere Monteverde a Roma che fanno consegna a domicilio. Il cliente sceglie il negozio che preferisce e fa una vera e propria lista della spesa scrivendo liberamente quello che vuole acquistare. Non esiste un catalogo. I negozianti non saprebbero come gestirlo.
La squadra di
daje.shop si occupa poi di controllare e verificare la lista con il cliente e di spedirla al negozio, che prepara la busta e comunica l'importo dello scontrino via Whatsapp. A questo punto, Daje spedisce al cliente un link per pagare con carta di credito e conferma che la spesa è in arrivo. Quest'ultima è spedita a domicilio direttamente dal commerciante.
Partita con un test di sei negozi, Daje è pronta questa settimana ad allargarsi a tutti i negozi di Monteverde, e confida di espandere il suo servizio ad altri quartieri di Roma.
Quali sono le prospettive per il futuro? Potrebbe essere un'opportunità a lungo termine per i piccoli commercianti?
"Pensiamo di sì" risponde Nicola "Secondo noi esiste uno spazio per l'e-commerce di prossimità. Oggi, se vuoi ricevere la spesa online non hai molte opzioni: puoi usare gli e-commerce dei supermercati o i servizi di delivery specializzati come Supermercato24, Amazon Pantry o Amazon Prime Now. Però, se non vuoi il prodotto industriale da supermercato, di fatto non hai altra scelta se non quella di andare al mercato rionale oppure dagli alimentari che hanno deciso di differenziare la propria offerta con una selezione diversa di prodotti. D'altro canto, questi negozianti sono abituati a vendere in modo tradizionale e sono spesso diffidenti verso il digitale, che percepiscono come una minaccia. Noi, invece, pensiamo che esista una grande opportunità e siamo determinati ad aiutarli ad affiancare la vendita al banco a quella online. Per molti di loro, in questo periodo di distanziamento sociale che durerà ancora a lungo, l'e-commerce e le consegne a domicilio potrebbero fare la differenza tra il fallimento e la sopravvivenza".
"Un esempio è Trastevere Carni, il negozio che sta vendendo di più, complice l'arrivo della Pasqua e il desiderio di acquistare l'agnello. Loro sono l'esempio di quello che potrebbe diventare l'e-commerce di prossimità. Hanno addirittura cominciato a passarci anche tutti i clienti che volevano pagare online con carta di credito (modalità di pagamento che non riuscivano a gestire). I proprietari sono una coppia giovane con cui abbiamo dialogato molto per mettere a punto alcuni dettagli dell'operatività".
A proposito di Credimi
Nata con la missione di rendere l'accesso al credito alle aziende semplice e veloce, Credimi è oggi la fintech leader dei finanziamenti digitali in Europa.
