Il terzo Osservatorio sulle Piccole e Medie Imprese realizzato da Nextplora per Credimi racconta uno spaccato delle imprese femminili in Italia ai tempi del Coronavirus
Chi sono?
Sono 2 milioni di aziende, che operano nei settori più colpiti dalla crisi, sono quelle meno digitalizzate del panorama imprenditoriale italiano, ma sono le stesse che vogliono recuperare questo gap digitale, facendo investimenti mirati nei prossimi mesi.
È questo il quadro che emerge dall'ultimo Osservatorio di Credimi, messo a punto dall'agenzia di Insight Management Nextplora, su un campione di 1.200 aziende con fatturato fino a 10 milioni di euro, divise tra industria, commercio, edilizia e servizi e analizzate per forma giuridica (ditte individuali, società di persone, società di capitali).
Qualche informazione:
- Di 3 milioni di imprese individuali in Italia (fonte Unioncamere), il 62,3% sono fondate da donne;
- I settori in cui sono più attive sono quelli legati a bellezza e benessere, sanità, assistenza sociale, manifattura, moda, istruzione e turismo e cultura - che sono anche quelle più colpite dall'impatto negativo dell'economia e dalle chiusure, tanto da provocare un blocco all'andamento di crescita di imprese "in rosa", iniziato nel 2014;
- Il 46% delle ditte individuali femminili intervistate ha registrato un calo di fatturato tra il 20% e il 50%, una contrazione che supera il 50% per l’8% delle imprese.
Ditte Individuali Femminili, le più colpite
I dati rilevati dall'Osservatorio di Credimi indicano che la crisi da Covid-19 ha avuto un impatto piuttosto duro sulle ditte individuali, che hanno registrato un calo di fatturato pari al 24%.
In particolare quelle femminili hanno subito conseguenze ancora più gravi:
- 38% ha dovuto chiudere durante il lockdown della scorsa primavera;
- 30% ha chiuso l’attività, continuando a lavorare grazie alle consegne a domicilio;
- 22% ha avuto impatti negativi, anche se ha potuto continuare le normali attività.
Investimenti in digitalizzazione - La risposta alla crisi
Se da un lato le ditte individuali a conduzione femminile sono meno digitalizzate (fonte Unioncamere - per cui solo il 19% ha adottato o sta adottando misure di Industria 4.0, rispetto al 25% delle imprese non femminili), dall'altro si nota un evidente inversione del trend.
I dati della ricerca di Credimi mostrano la volontà di molte imprese "rosa" di digitalizzarsi e confermano una particolare capacità di reazione delle donne, frutto di una visione nel lungo termine.
Basti pensare che:
- 46% delle ditte individuali femminili intervistate sostiene di voler investire nello sviluppo di attività di ecommerce e marketing digitale;
- Il 45% di queste imprenditrici ritiene "la digitalizzazione" una tappa fondamentale per la loro crescita;
- Per il 25% è addirittura il principale obiettivo per il 2021 per fronteggiare gli effetti negativi della crisi e ritornare ad essere competitive.
Dal bisogno di investire nel digitale, nasce quindi quello di liquidità.
Risorse per investire nella digitalizzazione delle imprese femminili
Secondo l'Osservatorio di Credimi, dal 2015 sono le ditte individuali a conduzione femminile ad aver richiesto più finanziamenti; i motivi di utilizzo sono tanti e diversi: oltre al ripristino della liquidità, che resta il motivo principale per cui le ditte individuali femminili richiedono un prestito, all'acquisto di software, agli investimenti in strumenti e macchinari, e ai pagamenti dei fornitori, ci sono anche imprese che hanno utilizzato la liquidità per creare e migliorare l’e-commerce (23%), per attività di marketing digitale (19%) e per la formazione (16%).
Tra i diversi metodi di finanziamento, le ditte individuali femminili prediligono mutui e finanziamenti a lungo termine sopra i 5 anni, preferiscono quelli garantiti dallo Stato (al 100%).
Come si muoveranno le imprese femminili, secondo l'Osservatorio?
- Il 72% delle ditte individuali prevede di richiedere un finanziamento;
- Il 33% di quelle femminili prevede di richiedere un finanziamento nei primi mesi del 2021;
- Il 39% di quelle maschili pensa di non averne bisogno;
- l’87% delle intervistate pensa di richiedere tra i 25k€ e i 100k€.
Tra le caratteristiche a cui faranno attenzione, imprenditori e imprenditrici a capo di ditte individuali, ci sono, oltre al costo, la velocità di erogazione (44%), la flessibilità nel pagare le rate (43%), la semplicità di accesso (19%) e dei processi del finanziamento (39%).
Un quadro che rivela l'atteggiamento proattivo di molte imprese femminili nella ricerca di un finanziamento.
Ripartire guardando ai canali digitali
Non sorprende che tra i canali consultati ci sia al primo posto il digitale.
Mentre il commercialista continua a restare il punto di riferimento, il consulente in banca lo è sempre meno, complice anche un clima di sfiducia delle imprese femminili verso le banche, che chiede loro maggiori garanzie reali, di terzi, solidità finanziaria e di crescita economica.
“Se è vero che l’imprenditoria femminile è stata una delle più colpite da questa pandemia è anche vero che uno dei comparti che più si sta muovendo attivamente per uscire da questa crisi, ecco perché è importante mettere in piedi un sistema di sostegno con forti incentivi a loro dedicati. Credo che il fintech, in questo momento, possa fare la differenza e mettere in atto una serie di azioni concrete, flessibili, immediate, semplici da usare” – dichiara Ignazio Rocco, CEO e Founder di Credimi “Credimi è in prima linea sul fronte di questa ripartenza. È proprio nel percorso di investimento di queste risorse che le imprese più piccole vanno supportate, sia per semplificare i processi, sia per adottare strumenti e partner giusti per la loro crescita.”
A proposito di Credimi
Nata con la missione di rendere l'accesso al credito alle aziende semplice e veloce, Credimi è oggi la fintech leader dei finanziamenti digitali in Europa.
* Rapporto Imprenditoria Femminile Unioncamere in collaborazione con SI.CAMERA