Molte aziende italiane hanno scelto di quotarsi sui Multilateral Trading Facilities
di BeBeez
Aim Italia di Borsa Italiana, Aim London del London Stock Exchange e i segmenti Access, Access+ e Growth di Euronext negli ultimi tempi hanno attratto in quotazione parecchie aziende italiane, grazie ad un mix di semplificazioni nel processo di sbarco sul listino e di trasparenza dovuta agli investitori e, quindi, di un primo approccio al vero mercato. Si tratta, infatti, di cosiddetti Multilateral Trading Facilities (MTF), che di fatto sono sistemi di negoziazione di titoli gestiti in questo caso da Borse nazionali, ma non sottoposti alla vigilanza delle autorità. Sono quindi una sorta di “sosta intermedia” tra il mondo delle imprese private e quello delle aziende quotate in Borsa.
Il mercato Aim Italia contava a inizio ottobre 113 società quotate appartenenti a 13 settori diversi, per una capitalizzazione complessiva di 7,7 miliardi di euro, a fronte di IPO che hanno raccolto 3,7 miliardi. Una spinta importante ai volumi di IPO è stata però data dalle Spac (Special Purpose Acquisition Companies) che hanno sempre scelto di quotarsi all’Aim Italia, con la sola eccezione di quelle promosse da Space Holding, portate sempre in quotazione sul segmento Miv di Piazza Affari. Dopodiché, una volta conclusa la cosiddetta business combination (cioè la fusione tra la Spac e la società target) la nuova realtà si trasferisce al più presto su un segmento regolamentato del listino e quindi allo Star o all’Mta. In realtà, quindi, le vere piccole imprese sull’Aim Italia hanno raccolto molto meno di quei 3,7 miliardi complessivi che calcola Borsa Italiana dall’apertura del listino nel marzo 2012.
In ogni caso l’occasione di quotarsi nell’ultimo anno è stata molto interessante per le aziende che l’hanno colta, perché le valutazioni di mercato sono state spinte al rialzo in maniera importante dagli acquisti condotti, soprattutto sul mercato secondario, dai Piani individuali di risparmio (Pir), che hanno anche contribuito ad aumentare in maniera significativa la liquidità.
Quanto ai primi nove mesi del 2018, KT&Partners ha calcolato che la capitalizzazione delle Spac quotate all’Aim a fine settembre era di 1,9 miliardi di euro con una performance del -1,93% da inizio anno. Per questo motivo, se si eliminano le Spac dal calcolo delle performance dell’Aim, si scopre che l’indice Aim a fine settembre avrebbe guadagnato il 5,51% contro il 2,1% dell’indice Aim ufficiale, comprensivo delle Spac.
Per quotarsi all’Aim Italia i requisiti sono davvero minimi: non è prevista una dimensione minima o massima della società in termini di capitalizzazione, ma è prevista una soglia minima di azioni sul mercato in termini di flottante, che deve essere almeno del 10%; ci vogliono poi almeno un bilancio certificato, un documento di ammissione (non serve il prospetto informativo), un sito web aziendale e un flusso di informazioni al mercato non eccessivo, nel senso che non sono dovute relazioni trimestrali, che quelle semestrali possono essere pubblicate anche dopo tre mesi dal termine del semestre oltre che ovviamente un obbligo di comunicazione, il prima possibile, di informazioni privilegiate come l’acquisizione e vendita di asset, operazioni straordinarie, variazioni dei risultati di periodo attesi, mutamenti nei key manager. Infine, ci vuole un cosiddetto Nomad, cioè un Nominated Adviser, che supporti la società nel rispetto dei regolamenti Aim sia in fase di IPO sia una volta quotata. L’IPO avviene con un collocamento riservato soltanto agli investitori istituzionali o professionali, ma dal momento della quotazione i titoli delle società quotate sono liberamente negoziabili anche dagli investitori privati.
Ma, si diceva, l’Aim Italia non è l’unica soluzione per le piccole aziende alla ricerca di capitali freschi. Negli ultimi anni c’è infatti chi ha preferito sbarcare su listini esteri, che pure sono in grado di offrire soluzioni di quotazione semplificate: per esempio l’Aim di Londra, che vanta una liquidità ben maggiore di quello italiano e un numero molto più alto di società già quotate; d’altra parte, una quotazione a Londra va giustificata da un business fortemente improntato all’internazionalizzazione, fatto questo che non è scontato per tutte le pmi. Lanciato nel 1995, l’Aim di Londra da allora e sino a fine settembre 2018 ha quotato oltre 3800 aziende raccogliendo, inclusi successivi aumenti di capitale, un totale di oltre 110 miliardi di sterline raccolte. Per quotarsi non sono necessari né una capitalizzazione minima né un flottante minimo; per il resto gli obblighi sono simili a quelli di Aim Italia, Nomad compreso.
Infine c’è da considerare il listino Euronext, gestore di mercati in Belgio, Francia, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito, che prevede due soluzioni di quotazioni molto flessibili per startup e pmi. Si tratta di Euronext Access (che a Parigi ha sostituito l’ex Marché Libre) con il compartimento Euronext Access+ per le startup e le pmi in crescita, e di Euronext Growth (l’ex Alternext) dedicato alle pmi. Ovviamente il listino più ricco di aziende quotate, e quindi quello più liquido, è quello di Parigi.
I requisiti per la quotazione sono quasi nulli per il segmento Euronext Access, che non prevede limiti minimi di capitalizzazione e flottante, ma soltanto due anni di bilanci, un listing sponsor (analogo al Nomad) e obbligo di comunicazioni regolari al mercato. Nel caso di quotazione al segmento Euronext Access +, si richiedono bilanci per gli ultimi due anni di cui l’ultimo certificato e un flottante per almeno un milione di euro, oltre al listing sponsor e alle comunicazioni regolari. Infine, per il segmento Euronext Growth il limite minimo per il flottante sale a 2,5 milioni.
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