Sai quant'è il tasso di interesse reale che paghi?
di: Silvia Serraiocco Ritorniamo con la nostra analisi trimestrale sul tasso di interesse reale pagato dalle imprese per anticipo fatture e RiBa, in occasione dell'ultima pubblicazione del bollettino Banca d'Italia riferito al primo trimestre 2017. Non è sempre facile districarsi tra le molteplici condizioni economiche a cui sono erogati i finanziamenti e molte imprese spesso hanno difficoltà a capire i tassi effettivi pagati. Non c'è infatti solo il tasso di interesse da considerare, ma anche costi come:
Questi prezzi variano inoltre in funzione della rischiosità dell’azienda che richiede il finanziamento, dell’ammontare di quest’ultimo e per area geografica. Quest’ultimo driver può comportare variazioni di prezzo addirittura maggiori rispetto al rischio e all’ammontare del finanziamento: le aree geografiche con una minore pressione competitiva infatti tendono a soffrire un tasso di interesse maggiore a parità di altre condizioni. Noi di Credimi abbiamo deciso di analizzare questa moltitudine di dati e di metterli in maniera semplice e leggibile a disposizione di tutti gli imprenditori che vogliono avere una visione più chiara dei costi realmente pagati.
Analisi Q1 2017: tasso di interesse per regioneIn un periodo in cui le banche si finanziano presso la BCE a tasso zero, le imprese italiane continuano invece a sostenere costi elevati per finanziare la propria crescita. Il tasso di interesse medi sui finanziamenti autoliquidanti (anticipo fatture e RiBa) si attesta al 4,47%, anche se in lieve calo rispetto al trimestre precedente (4,53% a dicembre 2016). Ma il dato più allarmante sono i finanziamenti sotto i 50.000€ dove si arriva un tasso di interesse che è ancora abbondantemente sopra al 7%. Questo trimestre ha registrato un calo del tasso di interesse nel centro (4,66% a mar-2017 vs 4,73% a dic-2016) e sud Italia ( 5,78% vs 5,89%), che ha riguardato soprattutto le regioni:
Da segnalare infine il calo dell'Emilia Romagna (4,11% vs 4,34%), in controtendenza con il trimestre precedente che aveva visto invece un aumento del tasso di interesse che gli imprenditori emilano-romagnoli dovevano pagare per finanziarsi. Vale la pena ricordare che c'è un investimento enorme sostenuto dalle imprese italiane: il capitale circolante. Le imprese italiane detengono un investimento di oltre 500 miliardi di Euro in capitale circolante netto, quasi un terzo del PIL, la maggior parte di questo in crediti commerciali. E’ un'ammontare enorme e una situazione che continua a essere critica per le PMI, soprattutto per quelle in crescita che utilizzano il credito per finanziare investimenti ed espansione. Rendere liquida anche solo una piccola parte di questo circolante significherebbe dare una spinta importante alle imprese e all'economia, riducendo in maniera drammatica i debiti finanziari. La tecnologia digitale permette di finanziarsi in maniera molto più veloce, flessibile ed economica di quanto sia stato possibile finora. Con Credimi puoi rendere liquido il circolante in sole 48 ore e far crescere la tua azienda. |
Fonti: Bollettino Banca d’Italia, II 2017, CS Banca d'Italia antiusura, 28 Giu 2017