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Supply Chain Finance: la finanza a supporto del capitale circolante

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Ecco i nuovi strumenti che aiutano le imprese a finanziarsi smobilizzando fatture, ordini, magazzino

di BeBeez

Liberare risorse per supportare il capitale circolante è un’attività che si può rivelare cruciale per mantenere le imprese in buona salute e aiutarle a crescere, soprattutto in un mondo in cui i tempi di pagamento delle fatture commerciali sono molto dilatati. In Italia non è un segreto che, nonostante la normativa europea imponga un massimo di 60 giorni per il pagamento delle fatture, che scendono addirittura a 30 giorni nel caso di alcuni settori come quello dell’alimentare fresco, i tempi medi di incasso restano ben al di sopra di questa soglia e anche sopra la media europea. 


Secondo i dati di Euler Hermes, per esempio, i giorni medi di incasso (Days Sales Outstanding – DSO) sono infatti stati 66 a fine 2017, per un campione di 20 settori merceologici e 36 paesi. I sette paesi più forti riportano DSO medi fino a 51 giorni: i tempi medi di incasso a livello globale sono più bassi in Nuova Zelanda con 43 giorni, seguita dai Paesi Nordici (Danimarca e Finlandia), Austria e Svizzera, Usa e Paesi Bassi. C’è poi un gruppo composto da altri 7 paesi con DSO sotto alla media globale tra i quali Russia (56 giorni), Germania (54 giorni), Canada (54), Brasile (62) e Regno Unito (53). C’è infine il gruppo di 12 paesi con DSO medi superiori alla media globale di 66 giorni, come Francia (74), Italia (83) e Cina (92 giorni, ma il 25% delle imprese cinesi riporta livelli medi di 136 giorni). L’Italia, quindi, sebbene abbia visto scendere i DSO nel 2017 dagli 85 giorni del 2016 e dagli 88 del 2015, resta tra i paesi con i più alti DSO. E proprio tempi dilatati di incasso sono spesso una delle ragioni di innesco delle crisi aziendali.


È evidente, quindi, che il ricorso a soluzioni cosiddette di supply chain finance può essere molto interessante per le PMI italiane e per tutto il sistema economico, visto che potenzialmente si potrebbero rimettere in circolo più velocemente ben 637 miliardi di euro. Era questa infatti la dimensione del mercato a fine 2016, calcolata dall’Osservatorio Supply Chain della School of Management del Politecnico di Milano come valore totale dei crediti commerciali vantati dalle imprese, in crescita dai 559 miliardi di fine 2015. Si tratta di una cifra di gran lunga superiore a quelle di Germania (582 mld), Francia (529 mld), Regno Unito (411 mld), Spagna (341 mld) e Olanda (170 mld).


Il mercato servito si ferma però soltanto al 23% del totale (il 29% se si considerano solo i crediti verso i clienti), pari a oltre 146 miliardi di euro, per il momento ancora dominato da soluzioni tradizionali, come l’anticipo fattura, cioè il finanziamento delle fatture non ancora riscosse che passa dagli 87 miliardi del 2015 ai 75 miliardi del 2016 (-13,8%), e il factoring, la cessione di crediti commerciali vantati da un’azienda verso i debitori che sale del +6,6% a quota 58 miliardi.


Nell’ultimo paio d’anni però a crescere è stato soprattutto il reverse factoring, in sostanza il credito di filiera (3 miliardi, +7%). Quest’ultimo strumento consente in particolare di agevolare il supporto finanziario alle imprese parte di una filiera produttiva e consente di finanziare i fornitori appoggiando il rischio sull’azienda capo-filiera. In sostanza, a fronte di un accordo preventivamente siglato tra la società di factoring (oppure un altro investitore) e il capo-filiera, le PMI fornitrici cedono all’investitore il credito vantato verso il capo-filiera, a un tasso di interesse più basso rispetto a quello al quale verrebbero finanziate in assenza di questo accordo. Da parte loro, le aziende leader della filiera hanno il vantaggio di stabilizzare e fidelizzare i fornitori.


Ultimamente hanno preso piede anche nuove soluzioni innovative come l’invoice auction, il purchase order finance, il dynamic discounting e l’equipment finance, di cui c’è stata un’importante crescita nel 2017 grazie al boom del fintech e all’impiego di tecnologie innovative come blockchain, big data e Internet of Things.

 

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Più nel dettaglio, l’invoice auction è un meccanismo di asta competitiva online che ha luogo su specifiche piattaforme fintech dove è possibile acquistare fatture commerciali emesse dalle aziende.

Ci sono poi anche piattaforme fintech (per esempio Credimi, in Italia) dove l’acquisto di fatture non è condotto tramite asta, ma sulla base di accordi precedenti con un gruppo di investitori che hanno deciso di acquistare insieme le fatture offerte in piattaforma sia che si tratti di fatture singole sia nell’ambito di accordi di credito di filiera.

Il purchase order finance è l’impiego di un ordine ricevuto da un cliente con elevato merito creditizio come garanzia per ottenere un finanziamento: rispetto alle soluzioni tradizionali, il focus del finanziamento si sposta dalla fattura all’ordine, supportando l’acquisto dei materiali o prodotti necessari a produrre quanto ordinato.

L’equipment finance è l’insieme di strumenti finanziari a supporto dell’acquisto di beni strumentali e asset durevoli, che estende a questi i tradizionali confini della supply chain finance.

Infine, il dynamic discounting è il pagamento anticipato a fronte di uno sconto proporzionale ai giorni di anticipo. Lo sconto è dinamico, nel senso che il fornitore può chiedere al suo cliente il pagamento anticipato quando vuole. In questo modo, da un lato, l’azienda cliente liquida mette a reddito la sua liquidità e nel contempo offre un canale di finanziamento alternativo ai propri fornitori. Dall’altro l’azienda fornitrice incassa prima il suo credito e quindi ha in anticipo a disposizione nuova liquidità da impiegare nel suo business. C’è poi anche un aspetto contabile non secondario, perché l’impresa che consente lo sconto dinamico trasforma in pratica i vecchi interessi attivi in minori costi di acquisto, perché o sconto su una fattura infatti non è considerato un provento finanziario bensì un minore costo operativo e quindi chi beneficia dello sconto vede migliorare l’ebitda.


In occasione dell’ultima Assemblea annuale di Assifact lo sorso giugno, il past president di Assifact Rony Hamaui e il direttore generale dell’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, Federico Caniato, hanno presentato i risultati della ricerca congiunta sulle innovazioni ed evoluzione del factoring nell’era del fintech condotta su oltre 100 startup internazionali in ambito supply chain finance, di cui 15 italiane, che puntano a velocizzare e digitalizzare la gestione dei crediti commerciali con servizi rivolti prevalentemente alle PMI.


La ricerca ha evidenziato che sono quattro i business model distintivi di queste startup. Ci sono le cosiddette cash seeker, che mettono in contatto investitori che cercano opportunità di investimento non tradizionali con imprese che cercano liquidità alternativa perché in difficoltà nell’accedere al canale bancario. Tipicamente cadono in questo segmento le piattaforme di invoice auction e invoice financing.
Ci sono poi le cash exploiter, che sfruttano la liquidità in eccesso della filiera a vantaggio di piccoli fornitori che faticano ad accedere al credito. In questo ambito cadono le piattaforme di dynamic discounting.


Ci sono poi i working capital broker, che trovano alternative di finanziamento al canale tradizionale cliente-fornitore mettendo in contatto imprese che necessitano di credito con investitori istituzionali. Si tratta di soggetti che si occupano di factoring, reverse factoring e inventory e equipment finance.
Infine ci sono le startup compass, che offrono strumenti volti a ridurre le asimmetrie informative lungo la filiera e semplificano la valutazione del merito creditizio o la gestione del cash flow, come possono essere valutatori di merito creditizio o comparatori di soluzioni di supply chain finance.

Credimi offre soluzioni di finanziamento specificatamente pensate per gestire il circolante di aziende di medio–grandi dimensioni.
Cessioni di credito selettive o massive, pro solvendo e pro soluto, anche confidenziali, e soluzioni di supply chain finance, come confirming e maturity, permettono di ottimizzare e abbattere il capitale circolante in maniera rapida e significativa, rappresentando una perfetta soluzione di factoring incrementale a disposizione del Responsabile Finanziario.

Tutte le soluzioni sono rapide da attivare — da 48 ore a pochi giorni per i nuovi clienti, poche ore per i clienti — e una grande flessibilità di utilizzo. Assenza di costi fissi e commissioni di entrata, di istruttoria o di installazione, nessun obbligo verso soluzioni massive, nessun impegno temporale. A disposizione della tesoreria avrai sempre una reportistica integrata delle operazioni effettuate e delle scadenze.

 

A proposito di Credimi

Nata con la missione di rendere l'accesso al credito alle aziende semplice e veloce, Credimi è oggi la fintech leader dei finanziamenti digitali in Europa.

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